#e chi si ricorda il 2006
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weirdesplinder · 2 months ago
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Recensione di Uglies IL FILM senza spoilers
Breve recensione del film Uglies disponibile su Netflix tratto dalla trilogia letteraria intitolata appunto UGLIES di Scott Westerfeld, distopica YA pubblicata nel 2006. 
Link al film: https://www.netflix.com/title/81002266 
Link al post di approfondimento sul mio blog: https://weirdesplinder.tumblr.com/post/759856221075456000/uglies-di-scott-westerfeld-approda-su-netflix
Come ormai sa chi mi segue io non sono una fan dei romanzi young adult in generale, ma ciò non significa che non esistano le eccezioni. Ci sono libri validi anche tra gli YA, e vi parlai di una trilogia young adult veramente interessante, ben scritta e disponibile in italiano ancora nel lontano 2006,Si trattava della serie UGLIES di Scott Westerfeld, un uomo dai mille talenti., web designer, musicista e compositore, e scrittore.
La serie composta da 3 LIBRI + 1 SPINOFF SEQUEL fu pubblicata in Italia da Mondadori prima in libri singoli (solo i primi due della serie: Brutti, e Perfetti), poi in un volume unico che comprendeva tutti e tre i romanzi ( Brutti, Perfetti e Speciali) intitolato Beauty -La trilogia. Volume molto corposo che costava sui 18 euro…..
Link: https://amzn.to/3WZ8ppT
Ebbene ora dopo ben 18 anni dalla sua pubblicazione, questa serie è diventata un film tv di Netflix. Ci sono voluti giusto un po’ di anni…..
All'epoca la serie mi piacque molto per l'argomento che è sempre attuale oggi più che mai: che importanza diamo e vogliamo che gli altri diano al nostro aspetto esteriore?
Che la distanzia dai soliti romanzi distopici che l'eroina di turno deve solo liberare il suo popolo dalle bugie e dal controllo del Governo, qui l'eroina prima deve cambiare interiormente e non è subito forte e decisa e perfetta.
Intanto vi ripresento i libri che compongono questa serie ad uno ad uno dopo ben 18, mi fa uno strano effetto pensare che ve ne parlai già così tanti anni.
- SERIE UGLIES
Il nostro aspetto esteriore è importante? Quanto? E se contasse quanto la nostra stessa vita? Se in base ad esso rischiassimo di venire uccisi o banditi? Se la chirurgia plastica fosse la norma e noi fossimo l'eccezione, cosa ne sarebbe di noi?
Ormai viviamo in un mondo in cui esere belli conta molto, la televisione il cinema ci danno modelli da seguire e la chirurgia ci permette di modificare il nostro aspetto per migliorarci….e se fosse lo Stato ad imporci di modificare il nostro aspetto per rispettare i canoni di bellezza che lui decide per noi? Se la simmetria di naso occhi e bocca contasse più del nostro cervello ….che mondo sarebbe il nostro? Non un bel mondo.
Con una trilogia avvincente, intrigante e troppo vicina alla realtà per i nostri gusti, Westerfeld ci mette in guarda contro la moda di seguire modelli di bellezza altrui, e ci ricorda che la libertà è il bene più prezioso dell'uomo e non vale la pena perderla in cambio di bellezza e denaro.
Brutti
Autore: Scott Westerfeld
Titolo originale: Uglies
Editore: Mondadori
Anno: 2006
Link: https://amzn.to/3XkmIXu
Trama: Tally è una ragazza normale. Ma essere normali, nel suo mondo, equivale a essere brutti. Brutti solo fino a sedici anni, fino a quando non si è sottoposti per legge a un'operazione di chirurgia estetica che rende bellissimi e uguali a tutti gli altri ‘perfetti’. Ecco perché Tally non vede l'ora di compiere sedici anni. Ma poco prima del giorno fatidico incontra Shay, che la convince a figgire dalla città verso i territori inesplorati dove vivono coloro che hanno rifiutato l'operazione. Queste persone, tutt'ora cercate dai governanti della città che li vogliono uccidere, rivelano a Tally il brivido dell'imprevisto e il fascino dell'imperfezione e la mettono al corrente di un'inquietante versione dei fatti. Tally incontra inoltre un ragazzo e se ne innamora ricambiata. Ora però deve affrontare un piccolo problema. Prima di fuggire con Shay, i governanti l'hanno convinta a lavorare per loro e ad aiutarli a stanare i fuggitivi. Ora non vuole più aiutarli ma se non lo farà non diventerà mai bella…Cosa deciderà?
  2. Perfetti
Titolo originale: Pretties
Autore: Scott Westerfeld
Editore: Mondadori
Anno: 2007
Link: https://amzn.to/3T8LXJR
Trama: Tally si è sacrificata per salvare gli ultimi brutti, figgutivi del regime della città, si è lasciata catturare promettendo al suo ragazzo che anche dopol'operazione a cui l'avrebbero costretta l'avrebbe ricordato e sarebbe fuggita portando con sè nuove informazioni per aiutare i ribelli a smantellare il regime. Putroppo il suo piano non sembra aver funzionate, durante l'operazione che l'ha resa bella le è stato fatto il lavaggio del cervello, e ora non ricorda più il suo scopo. E’ bella e popolare, ha un bel ragazzo, ha tutto ciò che ha sempre voluto eppure sente che c'è qualcosa che non va, qualcosa che dovrebbe ricordare. Tutto le diviene chiaro quando i fuggitivi riesco a mandarle un messaggio e lei finalmente ricorda. Ora deve solo trovare il modo di fuggire di nuovo, stavolta senza farsi ricatturare o stavolta non si limiteranno a cancellarle i ricordi la uccideranno.
3. Specials (Speciali)
Autore: Scott Westerfeld
Trama: Ancora una volta Tally è finita delle mano del Governo e ha subito una nuova operazione ora non è bella, è perfetta, gelidamente perfetta, una degli Speciali, le guardie che il Governo usa per dare la caccia ai ribelli, dotata di velocità e forza sovrumane. Tally è ora un arma al servizio dei suoi ex-nemici, spietata senza passato nè futuro, eppure possiede ancora un cuore che batte e che ricorda i sentimenti che una volta provava….
La mia opinione: Una trilogia veramente bella, adatta ad un pubblico adolescente, ma anche agli adulti. Per ricordarci di cosa rischiamo di diventare. La protagonista è una ragazza spesso indecisa e nel primo libro non molto coraggiosa, ma che sente di essere sempre diversa, sente che le manca qualcosa……e allo stesso tempo vorrebbe essere accettata, sarà l'amore a cambiare lei e a permetterle di cambiare il mondo intorno a sè. Se avete amato Twilight non potrete non amare anche questa trilogia.
Unica cosa che non mi è piaciuta di questa trilogia? Il fatto che due anni dopo la sua conclusione l'autore ha deciso di aggiungere un quarto libro alla serie…..so che l'ho già detto, ma ultimamente tutto ciò che leggo sono trilogie che diventano quadrilogie e o saghe infinite, perciò mi ripeto: Se hai scritto una trilogia, affermando che era una trilogia, dopo non puoi rimangiarti la parola data e aggiungere nuovi libri !!!!!!!
Scusate lo sfogo, ma è una moda che sta prendendo piede purtroppo, se non altro Scott Westerfeld si è limitato ad aggiungere solo un oibro alla serie e uno puù benissimo non leggerlo e limitarsi ai primi tre, che hanno la loro conclusione (tra l'altro molto bella) in Specials. Comunque mi sembra giusto parlare brevemente anche di questo quarto libro:
4. Extras
Autore: Scott Westerfeld
inedito in italiano
Trama: Il mondo è radicalmente cambiato grazie a Tally, il regime è morto e ora la gente è libera anche se molto confusa…..la chirurgia plastica è ancora molto usata e le telecamere sono ovunque, tutto viene registrato e messo in onda, apparire è ancora una volta più importante di essere, e la popolarità è tutto. Aya è una ragazza con una bassa popolarità ma molta curiosità, decisa a trovare una storia da raccontare al mondo e per farlo intende uscire dalla città e andare a esplorare il mondo selvaggio…chissà magari incontrerà Tally, la leggendaria ribelle ….
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m2024a · 9 months ago
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/ferragni-chi-e-alberto-luppichini-sono.html Ferragni, chi è Alberto Luppichini: «Sono stato il primo amore di Chiara, si faceva chiamare Diavoletta 87» «Io e Chiara siamo stati insieme per due anni, fino all'estate in cui ci siamo diplomati. In assoluto lei è stato il mio primo grande amore e io il suo...». Parole di Alberto Luppichini al settimanale Di Più. Parole del fidanzato di cui Chiara Ferragni è stata innamorata in gioventù. Parliamo degli anni 2004, fino al 2006. L'esordio su Internet "In quel periodo - racconta ancora il settimanale diretto da Osvaldo Orlandini - sui primi siti Internet che offrivano la possibilità di pubblicare foto e racconti, Alberto si faceva chiamare Albertino Dj 3 e Chiara, Diavoletta 87". «Lo so, fanno un po’ ridere ma erano proprio quelli i soprannomi che usavamo su Internet». All’epoca Facebook non era ancora conosciuto in Italia e Instagram non esisteva. «Il social che andava per la maggiore si chiamava Duepuntozero ed era un sito Internet che offriva spazi gratuiti. Io e Chiara iniziammo a scriverci su quelle pagine. Fino a quando arrivò il primo appuntamento...». La moglie influencer A presentarli fu un amico in comune, Filippo Fiora, un ragazzo che tuttora è tra i migliori amici di Chiara. Poi le loro strade si sono divise ma il fascino verso le influencer Alberto non l'ha proprio perso. Oggi è sposato, con due figlie, con Federica Petri, influencer anche lei da mezzo milione di follower, seguita tra l'altro anche da Fedez. Un amore passato che ha fatto ingelosire per un po' la sua signora: «Mia moglie quando ha saputo che io e Chiara Ferragni ci siamo amati, ogni volta che la vedeva in televisione cambiava canale. Ci ho messo anni per convincerla ad aprire una pagina su Internet: non ne voleva sapere. Quando sono riuscito a convincerla e ho iniziato a fotografarla, esattamente come vent’anni fa fotografavo Chiara, anche mia moglie ha avuto subito un certo successo...». Chiara poi con internet ci ha costruito una carriera, Alberto quasi, sicuramente in maniera diversa essendo diventato responsabile informatico di un’azienda specializzata in strumentazioni dentistiche. Proprio grazie a lui Chiara cominciò a muoveri i primi passi sui social di allora: «Per Chiara creai un sito sulla piattaforma Altervista. Parallelamente, su un’altra piattaforma che si chiamava Bloggers, aprii una pagina in cui lei potesse raccontarsi. Ne è conferma il fatto che la e-mail di contatto di quella pagina, tuttora visibile negli archivi di Internet, è la mia. Attraverso la piattaforma Duepuntozero, su cui invece pubblicavamo le nostre foto, invitavamo le persone a visitare le pagine di Chiara e fu un grande successo: in breve tempo, diventammo popolarissimi». Poi ancora: «C’erano migliaia di persone interessate a sapere che cosa facessimo, dove andassimo, chi frequentassimo». Il primo bacio e la rottura Quella di oggi è un'altra Chiara Ferragni. Quella di allora «era una ragazza molto carina, totalmente diversa da come è adesso. Aveva i capelli ramati, era lontana dallo stereotipo della bionda di adesso». Alberto ricorda il primo appuntamento a Cremona e anche il primo bacio:  «A casa sua scattò il nostro primo bacio e fu Chiara, complice la mia timidezza, a “rubarmelo”. Da quel momento, iniziammo a vederci con continuità. Era un amore a distanza». Tra di loro «finì in vacanza, a Santo Domingo, durante un viaggio che avevo organizzato per festeggiare la maturità. Due giorni prima di ripartire per Milano, Chiara mi disse che non mi amava più. Soffrii, certo, ma amare significa anche avere la forza di lasciare andare. Rimanemmo in buoni rapporti, la rividi anche dopo la rottura».
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Bologna, il sindaco Lepore ha consegnato la Turrita d'argento ad Andrea Mingardi
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Bologna, il sindaco Lepore ha consegnato la Turrita d'argento ad Andrea Mingardi. Giovedì pomeriggio, nella Piazza coperta di Salaborsa, il sindaco Matteo Lepore ha consegnato la Turrita d'Argento ad Andrea Mingardi. Di seguito le motivazioni del conferimento lette dalla delegata alla Cultura, Elena Di Gioia: “Andrea Mingardi ha sempre regalato alla città il suo talento multiforme con grande generosità, con una capacità peculiare di farsi mediatore di linguaggi e di stili. Una presenza costante, capace di attraversare e unire le generazioni e i generi musicali. Ogni bolognese ha un ricordo legato ad una sua canzone, ad un suo concerto, ad una manifestazione culturale da lui promossa. Mingardi ha dato un importante contributo a Bologna, Città creativa della Musica Unesco. (…) Per queste motivazioni il Sindaco e l'Amministrazione Comunale di Bologna conferiscono ad Andrea Mingardi, amico della città di Bologna, la Turrita d’argento”. Andrea Mingardi, nasce a Bologna nel 1940, frequenta il Liceo scientifico Augusto Righi e inizia la propria carriera come batterista, finché non viene folgorato dal rock and roll, già alla fine del 1959 è leader dei Golden Rock Boys, uno dei primi gruppi rock in Italia in assoluto. Il debutto discografico avviene nel 1963 e nello stesso anno entra come cantante nella Rheno Jazz Gang. È il periodo della Bologna che di notte intesseva una trama fitta e preziosa di balere attraversate dalla presenza dei musicisti e dei tanti che ballavano. Come Mingardi ricorda spesso, le sale da ballo grazie al rapporto diretto con chi balla, erano luoghi di sperimentazione musicale dove tutta la scuola bolognese dei musicisti si è fatta le ossa. Mingardi dalla metà degli anni settanta inizia a comporre canzoni in dialetto bolognese dal contenuto ironico e divertente, con influenze musicali funky e blues, che gli daranno grande visibilità e successo. Nel 1976 ottiene un buon successo di vendite con il nuovo gruppo Supercircus con la canzone "Datemi della musica", anni dopo riproposta da Mina. Partecipa a varie tappe del Festivalbar, compresa la finale all'Arena di Verona, con il brano "Un boa nella canoa”. Debutta al Festival di Sanremo nel 1992 con "Con un amico vicino", assieme ad Alessandro Bono e vi ritorna altre tre volte nel 1993 con "Sogno", l'anno dopo con "Amare amare", nel 1998 con "Canto per te" e nel 2004 assieme alla Blues Brothers Band con "È la musica". Mingardi collabora con grandi artisti: da Morandi a Feliciano, da Picket a Dalla fino a Mina. Con quest'ultima, nel 2006, duetterà nella canzone "Mogol e Battisti" a cui seguirà un'importante collaborazione cantautorale, di Mingardi la canzone "Amiche mai" interpretata da Mina e Ornella Vanoni. Alla lunga carriera di cantante e cantautore si aggiunge anche quella di scrittore, con undici libri all'attivo. In prima fila nell'impegno solidale, è tra i fondatori della Nazionale cantanti e grande tifoso del Bologna Ha arricchito la sua carriera di tantissime collaborazioni, musicisti, cantanti, tanti rapporti fecondi e duraturi. Andrea Mingardi e Bologna: un connubio perfetto, quasi una simbiosi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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buscandoelparaiso · 3 years ago
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Va bene. Qua dobbiamo vedere l'anima al diavolo per marzo. Quindi: Silvio solo tu puoi nella tua immortalità fare qualcosa: manda Galliani ai piani alti per fare qualcosa o grazia Luciano Moggi così chiude l'arbitro nello sgabuzzino come i bei tempi.
Che ci tocca fare. Dobbiamo invocare anche Napolitano (è ancora vivo?) e Ratzinger tra gli immortali?
Qualcuno chiami Luciano cosi si prepara:
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der-papero · 4 years ago
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Avete presente uno di quei contatti che avete nella rubrica, che avete dimenticato pure voi che esistono, e restano in rubrica solo perché Google Sync ve li restituisce anche quando si formatta il cellulare? Eh, proprio uno di quelli.
Ieri sera mi appare sul display il numero di Salvatore. Chi è Salvatore? Mettetevi comodi, che ve lo racconto.
Salvatore è stato uno dei miei primi colleghi in Siemens, veniva dalle montagne dell'Appenino Campano (chi si ricorda da quale paese sperduto...)
Il primo incontro è stato micidiale. Gennaio 2006, in ufficio eravamo in quattro, io, una ligure bellissima (un giorno vi racconterò anche di lei), un pugliese e una milanese. All'improvviso si spalanca la porta, appare Salvatore e fa
Uagliù, a vulessem chiurer sta' fenestr ca' fa' nu' sfaccimm e' fridd?
I miei coufficini si guardavano spaesati, con gli occhi che urlavano CHE HA DETTO, CHE HA DETTO???. Vi giuro che facevo fatica pure io a capirlo, però un bel ragazzo biondo di Udine, nordico da generazioni che risalgono agli Unni, per un motivo sconosciuto al mondo intero, era in grado di capirlo e parlarci, e ci faceva da interprete.
Aveva un dono facile per la polemica. Lo reincontrai in Cisco dopo diversi anni, lavorammo per un altro anno insieme. Un giorno, ad una riunione, esprimendo il suo disappunto per un approccio che non lo convinceva, esclamò E VABBUO', FACIMM ACCUSSI' CHE CA' SIT TUTT SCIENZIAT! Volarono i vaffanculo da più parti della stanza, finché restammo solo io, un altro e il capo, che guardandoci sconsolato fece "beh, che dire, la riunione è aggiornata".
Una volta ascoltai una sua telefonata in viva voce con un imbianchino milanese che, a quanto pare, stava lavorando male e perdendo tempo, e lui esordì nella telefonata con un DOTTO', CA' FRAVEC E SFRAVEC NUN SE FA' MAJE NOTT! e lui rispose con un laconico meneghino Se ghè?
Nel suo lavoro è davvero in gamba, se riesci ad averci a che fare.
Mi ha chiamato perché vuole trasferirsi in Germania, e vuole sapere di che si tratta.
Mo', vi confesso un segreto.
Se siete ventenni, allora ci sta che partite baldanzosi, con lo zaino pieno di ma che me ne fotte, perché alla peggio si ricomincia daccapo e nella maggior parte dei casi c'è il paracadute. Ma superati i 35, con una famiglia a carico, trasferirsi all'estero non si risolve con un mo' ci penso e ti faccio sapere. Entrano mille aspetti che, con un Erasmus o una esperienza di pochi anni, non vengono presi in considerazione. O ci si mette a testa bassa e si fa in modo che funzioni, perché ritornare è un dramma poi, oppure è meglio lasciar stare.
E mi sa che Salvatore forse mi viene solo a trovare, ma resterà un'idea.
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corallorosso · 5 years ago
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Il 20 MARZO 1994 l’assassinio di Ilaria Alpi: lavorava ad inchieste su rifiuti tossici e traffici d’armi tra Italia e Somalia. Nata il 24 maggio 1961 a Roma, ILARIA ALPI è stata una giornalista italiana del TG3, uccisa in Somalia assieme all’operatore Miran Hrovatin il 20 marzo 1994. La giornalista Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati uccisi a Mogadiscio a bordo della loro auto con l’autista e la guardia del corpo, entrambi illesi. Un commando, composto da sette persone, ha sbarrato loro la strada e ha aperto il fuoco. Si è trattato di un’esecuzione, anche se con gli anni si è cercato di screditare questa tesi. Ilaria Alpi era una persona determinata, una «signora giornalista», come ricorda l’operatore Calvi, che l’aveva accompagnata in tutti i precedenti viaggi nella terra da lei amata (Somalia) e che cercava di proteggere dalle ruberie della Cooperazione, dai rifiuti tossici e soprattutto dalle armi. Ilaria Alpi ha tanto voluto quel viaggio, il settimo, l’ultimo. Doveva essere quello decisivo: «È la storia della mia vita, devo concludere, devo fare, voglio mettere la parola fine», aveva detto al suo collega Calvi mentre cercava di convincerlo a partire. Con lei invece il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, c’era l’operatore Miran Hrovatin di Videoest di Trieste. Quello è stato il loro ultimo viaggio. ...Ci sono andati per seguire il ritiro del contingente italiano, ma non solo: ci sono andati per approfondire le notizie sui rifiuti tossici e il traffico d’armi sui quali la giornalista stava indagando. I nostri soldati il 20 marzo 1994, giorno dell’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, si preparano a lasciare la città. Sono andati in Somalia per una missione internazionale di pace (Restore Hope), decisa dall’Onu il 3 dicembre 1992 (risoluzione 794). Una missione che sarebbe dovuta servire a portare la pace lì dove Siad Barre con la sua dittatura durata anni ha portato la guerra... In tutti gli anni seguenti si è cercato di depistare le indagini, a cominciare da chi era presente sul luogo dell’agguato che cambierà continuamente versione, si faranno scomparire documenti importanti e tutto per chiudere il caso. Un caso quello di Ilaria Alpi che ha visto succedersi quattro magistrati, sino ad arrivare alla conclusione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Emanuele Cersosimo, che contrasta con quella fatta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta di febbraio del 2006 secondo la quale si è trattato di “un sequestro finito male”, che ha ristretto il campo d’azione sulla probabile pista da seguire, ovvero quella dell’omicidio su commissione. Si sa che Ilaria è stata uccisa da un commando di sette persone: l’unico “colpevole” è Ashi Omar Hassan, recluso al carcere di Rebibbia con l’accusa di concorso in duplice omicidio. Si sa che Ilaria Alpi è stata uccisa per impedire di diffondere le notizie da lei raccolte in ordine ai rifiuti tossici e ai traffici d’armi avvenuti tra Italia e Somalia. Si sa che si trattò di un duplice omicidio su commissione. (Fonte da una compagna - vento ribelle)
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vintagebiker43 · 4 years ago
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L’estate di merda di Flavio Briatore Non è un’estate facile per nessuno. Chi rientra dall’estero e deve farsi 9 ore di coda per un tampone, chi non è stato all’estero e ha schivato gli assembramenti soggiornando una settimana all’hotel Belvedere di Rogoredo, chi è stato in discoteca a Gallipoli e sta facendo i tamponi pure per il cimurro, chi si vanta di aver trovato una spiaggia che se andavi in certi orari c’eri solo tu, poi gli chiedi “In che orari?” e ti risponde “dalle tre alle quattro del mattino, facevamo pure la pesca strascico con due albanesi”. Insomma, un’estate complicata per tutti, ma per Flavio Briatore è davvero un’estate di merda. L’uomo il cui credo è “Il turismo delle ciabatte non dà niente al territorio” ha finito per prendersi a ciabattate con tutti - turisti, sindaci e commentatori social- investendo di una commovente utilità sociale proprio la ciabatta. La sua, certo, ricamata con le iniziali d’ordinanza, ma dove FB, nell’estate 2020, non sta più per “Flavio Briatore” bensì per “Focolaio Billionaire”. Il tutto ha inizio con le foto della sua pizza nel nuovo locale “Crazy pizza” a Montecarlo. Se non le avete ancora viste, immaginate di arrivare tardi dal lavoro e di dire a vostro figlio adolescente al telefono: “Scaldati una pizza surgelata che io faccio tardi!”. Vostro figlio accende il forno e nel frattempo torna a giocare a Fifa20 davanti al computer, si dimentica della pizza in forno e dopo 40 minuti si ricorda. Ecco, quella è la foto della pizza sponsorizzata sui social da “Crazy pizza” di Briatore. Che voglio dire, se riesci a vendere a 25 euro quella pizza a un armatore russo abituato a pasteggiare a caviale e da Flavio Briatore è convinto di mangiare la vera pizza italiana con mozzarella di mucche che da una tetta buttano fuori latte e dall’altra Dom Perignon 2006, sei sicuramente un genio. Un genio, però, che non tiene conto di due cose: della venerazione italiana per la pizza e della venerazione italiana per i delitti d’agosto, per cui l’omicidio della margherita perpetrato nella pizzeria di Briatore in piena estate, è diventato il tormentone del momento. A Briatore, l’italiano medio, ha perdonato tutto, dall’amicizia con Donald Trump alle fughe nelle isole Vergini per sfuggire alle condanne al lifting che lo ha trasformato in Eric di Beautiful. La pizza cianotica, con la mozzarella che sembra il Vinavil quando si secca, non gliela perdoneremo mai. Mai. Neanche se convertisse il Billionaire in un monastero per la terapia del silenzio. Ma l’estate di merda di Briatore non si esaurisce con la pizza cagionevole. Briatore, col suo Billionaire, entra a gamba tesa anche sulla polemica relativa alle discoteche e alle decisioni di chiusura per il Covid. In particolare, se la prende col sindaco di Arzachena Roberto Ragnedda, colpevole di aver inasprito le restrizioni del governo in Costa Smeralda. “Abbiamo trovato un altro grillino contro il turismo!”, ha tuonato Briatore in un video postato su Facebook. E poi: “A me spiace per i nostri clienti, la costa Smeralda si stava riprendendo, abbiamo portato giù i calciatori, non capisco è una vendetta? Questa è gente che non ha mai fatto un cazzo nella vita, Arzachena nessuno sa dove cazzo sia, la conoscono lui e due pecore!”. Ora, a parte che Flavio Briatore è rimasto ancora a quell’idea di turismo per cui se non hai Bobo Vieri sotto l’ombrellone, non fai girare l’economia, a parte che ora che ha perculato i sardi, se vuole tornare in Sardegna, farebbe bene a fare un secondo lifting e ad assomigliare a Giuseppe Verdi, a Geppi Cucciari, a chi vuole, purché non a se stesso (cioè a Eric Forrester), c’è da dire che qui Flavio Briatore ha avuto anche un po’ di sfiga. Anziché trovare il sindaco remissivo e impressionato dalle parole di sfida dell’imprenditore famoso, gli si è parato davanti un formidabile paraculo che prima lo ha sbeffeggiato dicendo che nel suo video di invettive lo aveva scambiato per Crozza, poi, con l’efficacia del passivo aggressivo che usa l’arma del sarcasmo, ha osato l’affronto peggiore. Ha affondato: “Questa ordinanza serve a tutelare soprattutto gli anziani come lui”. Gli-anziani-come-lui. Roba che se prima Arzachena la conoscevano solo due pecore, dopo questa battuta la conoscono pure gli Uiguri in Cina. Immaginate la botta. Uno che a 70 anni sceglie le fidanzate su TikTok, ha la faccia più tirata della pasta della sua Crazy Pizza, inizia e chiude tutti i suoi video con “Ciao Ragazzi!” convinto di avere il target di Benji e Fede, si sente dare dell’anziano da un giovane sindaco di provincia. Non solo. Il giovane sindaco lo ha pure incluso nella categoria da proteggere col tono paternalistico di chi parla ai vecchietti indifesi, cagionevoli, fragili che le generazioni più giovani devono difendere da questa brutta epidemia. Roba che Briatore deve essere andato subito a piangere in una capsula criogenica. Tutto questo sarebbe già abbastanza per decidere in via definitiva che quella di Briatore è l’estate di merda più di merda che si possa immaginare, se non ci fosse stato un ulteriore colpo di scena: dopo aver invitato il sindaco di Arzachena a chiedere scusa ai suoi dipendenti, viene fuori che sei suoi dipendenti sono positivi al Covid. Quindi, al limite lui deve chiedere scusa ai suoi dipendenti e ai suoi clienti perché adesso ci sono decine, forse centinaia di persone che dovranno fare il tampone e finire in quarantena per essere state nei suoi locali. E a proposito di suoi locali. Se fossi in Briatore, già che ci sono, farei fare il tampone pure alla sua pizza: ha la cosiddetta “faccia che non mi piace per niente”.
Selvaggia Lucarelli.  (Da Il Fatto)
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paoloxl · 6 years ago
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Tutta la nostra solidarietà alla Professoressa Rosa Maria Dell’Aria di Palermo per l'assurda e illegittima sospensione per chi giustamente difende il pensiero critico degli studenti che altrettanto giustamente hanno fatto il paragone tra il fascismo di ieri e il moderno fascismo di Salvini e del governo fascio-populista-razzista.
La solidarietà l'abbiamo espressa non solo a parole ma nei fatti, partecipando e intervenendo alla manifestazionedi ieri a Palermo
Ma la vicenda del licenziamento della maestra antifascista Lavinia Cassaro di Torino è anche peggio: non solo è in piedi una denuncia penale, qui l'insegnante ha perso addirittura il lavoro - come e perchè lo racconta lei stessa nella lettera che segue - ma, in sintesi: per aver in una manifestazione antifascista (al di fuori dell'orario di lavoro) protestato, denunciato con forza il comportamento della polizia che lasciava piena libertà di manifestazione ai fascisti di Casapound, a cui anzi, riservava protezione, mentre caricava invece brutalmente i giovani, i lavoratori, le donne, i migranti che manifestavano a Torino in difesa dei valori antifascisti, della Resistenza partigiana.
Ma, a differenza della vicenda di Dell'Aria, non ne parlano i grandi mass media e questo gravissimo provvedimento - che ricorda, effettivamente, i licenziamenti politici ai tempi del fascismo, rischia di andare nel dimenticatoio. Perchè?
Eppure anche qui ci troviamo di fronte ad un provvedimento politico, da parte del Ministero della Pubblica Istruzione; ad una sentenza che dice che il comportamento di Lavinia di protesta verso la polizia sarebbe "in grave contrasto con i doveri inerenti alla funzione... anche se tenuti al di fuori delle mansioni e dell’orario di lavoro...; in contrasto con i doveri educativi connaturati alla sua funzione di docente di scuola primaria...; che si tratterebbe di un'attività dolosa che ha portato grave pregiudizio alla scuola, alla pubblica amministrazione, agli alunni, alle famiglie...".
Quindi, si dice che le maestre antifasciste sono un danno per la scuola, non un esempio!
Ciò che evidentemente è la colpa di Lavinia - e fa la differenza - è che questa maestra ha osato protestare contro la Polizia - non è un caso che sempre la sentenza scriva che il comportamento di Lavinia poteva diffondere un "senso di disprezzo per lo Stato e i suoi componenti".
Quindi, lo Stato, le sue forze di polizia che permettono, e oggi sempre più, una violazione aperta della Costituzione che vieta propaganda e ricostituzione di organizzazioni fasciste, non si toccano, non si possono denunciare!
Questa è la vera "colpa" di Lavinia.
NON PERMETTIAMO QUESTO LICENZIAMENTO POLITICO!
NON PERMETTIAMO CHE LA VICENDA DI LAVINIA CADA NEL SILENZIO!
FACCIAMOCI SENTIRE, MOBILITIAMOCI SENZA DISTINZIONI!
Firmate in tantissime, tantissimi l'appello - nel link di seguito segnalato - e inviatelo ai mass media e dovunque potete!
https://www.change.org/p/movimento-femminista-proletario-rivoluzionario-sempre-al-fianco-di-lavinia-flavia-il-licenziamento-di-lavinia-deve-essere-ritirato
Lettera di Lavinia Cassaro:
Sono stata un’insegnante precaria (diplomata magistrale, II fascia di Istituto), negli ultimi anni della mia vita. Più di un decennio, ormai.
Ho cominciato a lavorare nelle scuole primarie statali nell’Anno Scolastico 2006/07, nella provincia di Bologna. Dall’A.S. 2011/12 ho trasferito il mio servizio presso la provincia di Torino. Ho lavorato con continuità, cambiando ogni anno scuola e mansione fino al 2016/17, anno nel quale sono stata immessa in ruolo.
Ho sostenuto l’Anno di Prova presso l’Istituto Comprensivo di Montanaro (To). Ho superato la Commissione di Valutazione finale e ho ottenuto il “posto fisso” (qualcuno direbbe…); io ero contenta perché finalmente, dopo anni di precariato, potevo vantare la “privilegiata” condizione di lavoratrice a tempo indeterminato! Che tra l’altro nel caso specifico, nel caso cioè della categoria professionale dell’insegnamento, sarebbe o dovrebbe (ahinoi!), essere cosa non soltanto scontata, ma tangibile ed effettiva… La continuità è connaturata al mestiere dell’insegnamento. Esso non può essere reso, ridotto, nei fatti, ad un ammortizzatore sociale, atto a convogliare in questa sorta di “Limbo Occupazionale” migliaia di persone… In tutto il Paese. Scuola per Scuola. Istituto per Istituto… In questa interminabile (e delirante!) attesa del posto fisso… Appunto! Da anni… Per anni.
Per l’A.S. successivo (2017/2018), chiedo ed ottengo (in avvicinamento alla mia città di residenza), il trasferimento all’I.C. Leonardo Da Vinci/Pablo Neruda, di Torino.
Il 22 febbraio del 2018, in città (To), era previsto (in vista delle elezioni governative del 4 marzo) un comizio elettorale. Candidato premier: Simone di Stefano, esponente del gruppo di estrema destra casapound, apertamente afferente al fascismo e parecchio nostalgico del Ventennio Mussoliniano.
Io, quella stessa sera, sarei dovuta partire, insieme al altre centinaia di mie colleghe, maestre elementari, (con diploma di Istituto superiore Magistrale), alla volta della Capitale, Roma.
Era indetto per il 23 febbraio 2018 un grosso sciopero nazionale di comparto (scuola).
Forti tiravano i venti della Protesta tra la categoria, anche a causa di una vertenza che riguardava (e riguarda ancora!) migliaia di lavoratrici/tori/ in merito alla regolarizzazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori (maestre/i/ con diploma Magistrale).
Ad ogni modo, saputo solo qualche sera prima che questo indecente personaggio, Simone di Stefano, sarebbe venuto nella mia città a vomitare politiche di odio, chiedendo voti, atti a permettergli di penetrare le fondamenta portanti della nostra Repubblica, mi sono sentita in dovere (il mio spirito Antifascista me lo imponeva) di rimanere.
I fatti successivi li conosciamo tristemente tutti… Non mi dilungo.
Ad ogni modo a parer mio: sia la mia persona, che la città di Torino tutta, ridotta quella sera (ad un corteo Antifascista indetto all’indomani della strage di Macerata, strage di stampo xenofobo, per mano di un affiliato di casapound, nonché candidato consigliere, alle comunali del suo paese, con la LegaSalvini) a meno di un migliaio di persone, abbiamo fornito alla Campagna Elettorale ottimi spunti di propaganda:
il male assoluto di questo paese è l’ANTIFASCISMO! Ad oggi ne vediamo le conseguenze…
A seguito di quella manifestazione io vengo denunciata e viene fatto dal Ministero della Pubblica Istruzione un decreto di destituzione
Sulla sentenza di Primo Grado di Giudizio, pronunciata dal Tribunale di Torino (sez. Lavoro), nella persona del giudice Mauro Mollo, riguardante il ricorso avverso il decreto di destituzione inflittomi dal ministero della pubblica istruzione, che io avevo mosso nel dicembre scorso, davvero ho ancora difficoltà a credere che sia potuta andare cosi: il giudice rigetta il mio ricorso sostenendo che la pena inflitta dal datore di lavoro è non soltanto legittima (secondo un’interpretazione molto fantasiosa e creativa della norme vigenti!), ma congrua e proporzionata.
Ivi si sostiene che:
io non soltanto mi sono macchiata di una “colpa” assoluta ed irreversibile, quella di perdere il controllo del mio stato emozionale, mostrando un lato (umano e non professionale) che contraddice il “MODELLO FIDUCIARIO” che ogni maestra dovrebbe interpretare e perpetrare…In ogni istante della sua vita. Compresi quelli dedicati a se stessa, ai propri percorsi individuali e collettivi, al proprio TEMPO VITA….; ma l’ho fatto pure in presenza di vari giornalisti, telecamere e, dunque io avrei, secondo il giudice, dovuto e potuto prevenire ed attendermi la GOGNA MEDIATICA che ne è seguita le settimane successive e che, di fatto, rappresenta il REALE MOTIVO per il quale mi hanno licenziata.
Non ho voglia di arrendermi e sono ancora molto arrabbiata per tutto questo. Penso sia il caso di andare avanti nella battaglia giudiziaria. Ci sono concreti spiragli di opposizione. Questa sentenza può e deve essere ridiscussa!
Vorrei, soprattutto, non farlo da sola. Ho bisogno di sostegno concreto.
Di potere credere (e di poterlo vedere, “toccarlo con mano”) che questa diventi una GRANDE CAUSA collettiva. Che possa portarci, vento in poppa e nuova brezza, verso orizzonti migliori.
Lavinia Flavia Cassaro
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pangeanews · 5 years ago
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Cormac McCarthy: il decalogo per scrivere bene (un trattato scientifico)
Non credo che assegneranno a Cormac McCarthy il Nobel per la letteratura: lui, classe di ferro 1933, non saprebbe ormai cosa farsene. Ha scritto uno dei romanzi più grandi del secolo, “Meridiano di sangue” (1985), e un ciclo epico micidiale, la “Trilogia della frontiera”. L’ultimo romanzo, “The Road” (2006) è di elegiaca bellezza; da anni si parla del suo prossimo romanzo, che dovrebbe intitolarsi “The Passenger”. Da sempre, McCarthy ignora i riti mondani della letteratura americana, preferisce frequentare il Santa Fe Institute, istituto di ricerca multidisciplinare dove insegnano diversi scienziati ornati dal Nobel. Nell’istituto, dove Cormac lavora e chiacchiera, lo scrittore ha la carica di “Trustee”. Al SFI Cormac McCarthy usa la sua abilità per indicare agli scienziati il metodo migliore per scrivere i loro documenti, per comunicare con efficacia, trovando la sintesi esatta tra linguaggio e scienza. Dal 2000, McCarthy ha cominciato a frequentare con assiduità Van Savage, biologo teorico, che “ha ricevuto molti, preziosi consigli dal grande scrittore per editare i suoi testi negli ultimi vent’anni”. Dall’anno scorso, la collaborazione tra Van Savage e McCarthy si è consolidata per redigere una specie di abbecedario minimo per scienziati scrittori, un decalogo di regole per scrivere correttamente testi scientifici. L’esito è stato pubblicato da “Nature” come “Novelist Cormac McCarthy’s tips on how to write a great science paper”. Le “parole di saggezza” sono state sistemate da Van Savage e dalla biologa evoluzionista Pamela Yeh. Per chi ama McCarthy sarà una sorpresa notare come i suoi consigli di scrittura divergano, all’apparenza, dalla scrittura romanzesca, piena di subordinate, di immagini possenti, di aggettivi arcaici, di parentesi bibliche. Un grande scrittore fa aderire il proprio genio al contesto speciale. Per la prima volta McCarthy si espone, dando dei consigli di scrittura. Non in favore dei letterati ma degli scienziati. Come se romanzo e documento scientifico fossero la stessa cosa, l’espressione dell’enigma, la sua interrogativa esegesi. (d.b.)  
***
*Minimalismo per ottenere chiarezza. Mentre scrivi, chiediti: è possibile conservare l’originalità del mio messaggio senza quel segno d’interpunzione, quella parola, quella frase, quel paragrafo, quella sezione? Rimuovi più parole in eccesso che puoi.
*Decidi il tema del tuo articolo e quei due o tre punti che ritieni il lettore debba ricordare. Questo tema e questi punti formano il filo che terrà insieme il tuo articolo. Parole, frasi, paragrafi e sezioni sono i ricami che lo adornano. Se qualche elemento non è necessario affinché il lettore comprenda il tema principale, eliminalo.
*Fai in modo che ciascun paragrafo contenga un solo messaggio. Un’unica frase può essere un paragrafo. Ogni paragrafo dovrebbe esplorare quel singolo messaggio ponendo una domanda, proponendo una idea, realizzando una risposta. È corretto sollevare domande in un paragrafo lasciandole senza risposta.
*Adotta frasi brevi, costruite in modo semplice, dirette. Frasi chiare e concise sono utili per le spiegazioni scientifiche. Riduci le proposizioni, le frasi composte, le parole secondarie – ad esempio: comunque o così – in modo che il lettore resti concentrato sul tema principale.
*Non rallentare la lettura, non ostacolare il lettore. Evita le note a piè di pagina perché interrompono il flusso dei pensieri e obbligano gli occhi a guizzare avanti e indietro, mentre le mani girano le pagine o cliccano sulle diverse connessioni. Cerca di evitare il gergo, un linguaggio eccessivamente tecnico. Non usare più volte la stessa parola – diventeresti noioso.
*Non essere troppo elaborato. Usa un aggettivo solo se è rilevante. Il tuo articolo non è un dialogo per rispondere alle domande di un lettore potenziale, quindi non anticiparle. Non dire la stessa cosa in modi diversi. Non dire chiarire insieme a elaborato. Scegli uno dei due termini, altrimenti perderai il tuo lettore.
*Non preoccuparti dei lettori che vogliono discutere i punti laterali del tuo discorso. Divertiti a scrivere.
*Riguardo alla grammatica: la lingua parlata e il buon senso sono generalmente migliori di ogni manuale per scrivere bene. È importante essere capiti più che scrivere una frase grammaticalmente perfetta.
*Le virgole indicano una pausa. Se scrivi Al contrario all’inizio di una frase devi aggiungere una virgola per sottolineare che la frase si distingue dalla precedente, non per distinguere le prime parole dal resto della frase. Pronuncia la frase a voce alta per trovare le pause adatte.
*I trattini dovrebbero enfatizzare le proposizioni che ritieni importanti – senza usare il grassetto o il corsivo – non solo per definire alcuni termini. (Le parentesi sottolineano alcune frasi in modo più delicato delle virgole). Non appoggiarti ai punti e virgola come una stampella per connettere idee vagamente collegate tra loro: questo incoraggia la cattiva scrittura. Occasionalmente puoi usare contrazioni come non è detto, non ritengo, non dovrebbe. Ma non essere eccessivamente formale. Non usare i punti esclamativi. Puoi scrivere sorprendentemente, oppure, intrigante, ma non esagerare. Usa parole simili soltanto una o due volte per articolo.
*Inserisci domande, usa un linguaggio meno formale per rompere il ritmo e dare una sensazione più diretta. Le espressioni colloquiali possono essere utili, purché non si scada nel vernacolare. Allo stesso modo, usa un tono personale perché il lettore possa coinvolgersi. Essere impersonale o passivo non inganna nessuno riguardo al tuo obbiettivo: dire “La Terra è al centro del Sistema Solare” non è più oggettivo di “Siamo al centro del nostro Sistema Solare”.
*Scegli un linguaggio concreto, ricco di esempi. Se devi parlare dei colori arbitrari di una sfera astratta, è meglio dire che questa sfera è un pallone rosso o una palla da biliardo blu.
*Evita le equazioni in mezzo alle frasi. La matematica non è la lingua alfabetica e non possiamo far finta che lo sia. Per separare le equazioni dal testo puoi usare lo spazio bianco, una sezione supplementare, oppure spiega come è possibile tradurre le ipotesi in equazioni.
*Quando credi di aver finito, leggi il tuo lavoro ad alta voce, a te stesso, a un amico. Trova un buon editor di cui puoi fidarti, che spenda davvero del tempo sul tuo lavoro. Rendi facile la vita di un editor: numera le pagine, lascia gli spazi doppi.
*Infine, invia il lavoro alle riviste. Cerca di non pensare troppo al tuo lavoro, finché i redattori non lo abbiano valutato. In ogni caso, presta ascolto al consiglio di Rudyard Kipling: “Abbi fiducia in te stesso quando tutti gli uomini dubitano di te, ma prendi in considerazione i loro dubbi”. Cambia il testo, se questo è utile, spiega educatamente perché ritieni giusto mantenere la formulazione originale.
*Non discutere con gli editori in merito all’uso della punteggiatura. Le riviste hanno le proprie regole: tu non sei un’eccezione.
*Per ultimo, prova a scrivere la miglior versione del tuo documento: quella che ti piace. Non puoi soddisfare un lettore anonimo, ma puoi rendere felice te stesso. Il tuo documento è per i posteri. Ricorda l’emozione che ti ha trascinato leggendo per la prima volta i testi che ti hanno ispirato mentre gioisci del processo di scrittura che compirà il tuo.
Cormac McCarthy
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weirdesplinder · 3 months ago
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UGLIES di SCOTT WESTERFELD approda su Netflix
Come ormai sa chi mi segue io non sono una fan dei romanzi young adult in generale, ma ciò non significa che non esistano le eccezioni. Ci sono libri validi anche tra gli YA, e vi parlai di una trilogia young adult veramente interessante, ben scritta e disponibile in italiano ancora nel lontano 2006,Si trattava della serie UGLIES di Scott Westerfeld, un uomo dai mille talenti., web designer, musicista e compositore, e scrittore.
La serie composta da 3 LIBRI + 1 SPINOFF SEQUEL fu pubblicata in Italia da Mondadori prima in libri singoli (solo i primi due della serie: Brutti, e Perfetti), poi in un volume unico che comprendeva tutti e tre i romanzi ( Brutti, Perfetti e Speciali) intitolato Beauty -La trilogia. Volume molto corposo che costava sui 18 euro…..
Link: https://amzn.to/3WZ8ppT
Ebbene ora dopo ben 18 anni dalla sua pubblicazione, questa serie è diventata una serie tv di Netflix che sarà disponibile dal 13 settembre 2024.
Ci sono voluti giusto un po' di anni.....
All'epoca la serie mi piacque molto per l'argomento che è sempre attuale oggi più che mai: che importanza diamo e vogliamo che gli altri diano al nostro aspetto esteriore?
Che la distanzia dai soliti romanzi distopici che l'eroina di turno deve solo liberare il suo popolo dalle bugie e dal controllo del Governo, qui l'eroina prima deve cambiare interiormente e non è subito forte e decisa e perfetta.
Però alla fine la trama è quella se togliamo il contorno e l'approfondimento psicologico quindi il rischio che la trasposizione televisiva appiattisca il tutto c'è ed è alto. Sarà una brutta copia di Divergent, Hunger games o The maze runner, o riusciranno a mantenere la sua individualità?
Voglio sperare e la guarderò sicuramente.
Intanto vi ripresento i libri che compongono questa serie ad uno ad uno dopo ben 18, mi fa uno strano effetto pensare che ve ne parlai già così tanti anni.
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- SERIE UGLIES 
Il nostro aspetto esteriore è importante? Quanto? E se contasse quanto la nostra stessa vita? Se in base ad esso rischiassimo di venire uccisi o banditi? Se la chirurgia plastica fosse la norma e noi fossimo l'eccezione, cosa ne sarebbe di noi?
Ormai viviamo in un mondo in cui esere belli conta molto, la televisione il cinema ci danno modelli da seguire e la chirurgia ci permette di modificare il nostro aspetto per migliorarci….e se fosse lo Stato ad imporci di modificare il nostro aspetto per rispettare i canoni di bellezza che lui decide per noi? Se la simmetria di naso occhi e bocca contasse più del nostro cervello ….che mondo sarebbe il nostro? Non un bel mondo.
Con una trilogia avvincente, intrigante e troppo vicina alla realtà per i nostri gusti, Westerfeld ci mette in guarda contro la moda di seguire modelli di bellezza altrui, e ci ricorda che la libertà è il bene più prezioso dell'uomo e non vale la pena perderla in cambio di bellezza e denaro.
Brutti
Autore: Scott Westerfeld
Titolo originale: Uglies
Editore: Mondadori
Anno: 2006
Link: https://amzn.to/3XkmIXu
Trama: Tally è una ragazza normale. Ma essere normali, nel suo mondo, equivale a essere brutti. Brutti solo fino a sedici anni, fino a quando non si è sottoposti per legge a un'operazione di chirurgia estetica che rende bellissimi e uguali a tutti gli altri ‘perfetti’. Ecco perché Tally non vede l'ora di compiere sedici anni. Ma poco prima del giorno fatidico incontra Shay, che la convince a figgire dalla città verso i territori inesplorati dove vivono coloro che hanno rifiutato l'operazione. Queste persone, tutt'ora cercate dai governanti della città che li vogliono uccidere, rivelano a Tally il brivido dell'imprevisto e il fascino dell'imperfezione e la mettono al corrente di un'inquietante versione dei fatti. Tally incontra inoltre un ragazzo e se ne innamora ricambiata. Ora però deve affrontare un piccolo problema. Prima di fuggire con Shay, i governanti l'hanno convinta a lavorare per loro e ad aiutarli a stanare i fuggitivi. Ora non vuole più aiutarli ma se non lo farà non diventerà mai bella…Cosa deciderà?
   2. Perfetti
Titolo originale: Pretties
Autore: Scott Westerfeld
Editore: Mondadori
Anno: 2007
Link: https://amzn.to/3T8LXJR
Trama: Tally si è sacrificata per salvare gli ultimi brutti, figgutivi del regime della città, si è lasciata catturare promettendo al suo ragazzo che anche dopol'operazione a cui l'avrebbero costretta l'avrebbe ricordato e sarebbe fuggita portando con sè nuove informazioni per aiutare i ribelli a smantellare il regime. Putroppo il suo piano non sembra aver funzionate, durante l'operazione che l'ha resa bella le è stato fatto il lavaggio del cervello, e ora non ricorda più il suo scopo. E’ bella e popolare, ha un bel ragazzo, ha tutto ciò che ha sempre voluto eppure sente che c'è qualcosa che non va, qualcosa che dovrebbe ricordare. Tutto le diviene chiaro quando i fuggitivi riesco a mandarle un messaggio e lei finalmente ricorda. Ora deve solo trovare il modo di fuggire di nuovo, stavolta senza farsi ricatturare o stavolta non si limiteranno a cancellarle i ricordi la uccideranno.
3. Specials (Speciali)
Autore: Scott Westerfeld
Trama: Ancora una volta Tally è finita delle mano del Governo e ha subito una nuova operazione ora non è bella, è perfetta, gelidamente perfetta, una degli Speciali, le guardie che il Governo usa per dare la caccia ai ribelli, dotata di velocità e forza sovrumane. Tally è ora un arma al servizio dei suoi ex-nemici, spietata senza passato nè futuro, eppure possiede ancora un cuore che batte e che ricorda i sentimenti che una volta provava….  
La mia opinione: Una trilogia veramente bella, adatta ad un pubblico adolescente, ma anche agli adulti. Per ricordarci di cosa rischiamo di diventare. La protagonista è una ragazza spesso indecisa e nel primo libro non molto coraggiosa, ma che sente di essere sempre diversa, sente che le manca qualcosa……e allo stesso tempo vorrebbe essere accettata, sarà l'amore a cambiare lei e a permetterle di cambiare il mondo intorno a sè. Se avete amato Twilight non potrete non amare anche questa trilogia.
Unica cosa che non mi è piaciuta di questa trilogia? Il fatto che due anni dopo la sua conclusione l'autore ha deciso di aggiungere un quarto libro alla serie…..so che l'ho già detto, ma ultimamente tutto ciò che leggo sono trilogie che diventano quadrilogie e o saghe infinite, perciò mi ripeto: Se hai scritto una trilogia, affermando che era una trilogia, dopo non puoi rimangiarti la parola data e aggiungere nuovi libri !!!!!!!
Scusate lo sfogo, ma è una moda che sta prendendo piede purtroppo, se non altro Scott Westerfeld si è limitato ad aggiungere solo un oibro alla serie e uno puù benissimo non leggerlo e limitarsi ai primi tre, che hanno la loro conclusione (tra l'altro molto bella) in Specials. Comunque mi sembra giusto parlare brevemente anche di questo quarto libro:
4. Extras
Autore: Scott Westerfeld
inedito in italiano
Trama: Il mondo è radicalmente cambiato grazie a Tally, il regime è morto e ora la gente è libera anche se molto confusa…..la chirurgia plastica è ancora molto usata e le telecamere sono ovunque, tutto viene registrato e messo in onda, apparire è ancora una volta più importante di essere, e la popolarità è tutto. Aya è una ragazza con una bassa popolarità ma molta curiosità, decisa a trovare una storia da raccontare al mondo e per farlo intende uscire dalla città e andare a esplorare il mondo selvaggio…chissà magari incontrerà Tally, la leggendaria ribelle ….
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toscanoirriverente · 5 years ago
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(...) “The Boys” è il populismo applicato ai supereroi, che non sono per niente buoni: sono influencer, e l’unica cosa di cui si preoccupano “è la loro reputazione”. Tratta dall’omonimo fumetto scritto da Garth Ennis e disegnato da Darick Robertson nel 2006, oltre al plot tradizionale degli anti eroi che combattono i finti eroi – in un modernissimo cortocircuito in cui non si salva nessuno – gli otto episodi della prima stagione della serie tv sono ambientati ai tempi di Facebook, di Instagram e Twitter, dei ricatti sessuali con video rubati, ai tempi dell’hate speech strumentalizzato, degli accordi di riservatezza quando i supereroi si mettono nei guai (come quando “l’uomo più veloce del mondo” investe una ragazza su un marciapiede e la disintegra, in una delle migliori sequenze slow motion/splatter del cinema).
Un gruppo di ex mercenari della Cia ha capito il gioco dei supereroi e vorrebbe demolire l’aura di intoccabilità che si sono costruiti, ma deve far fronte all’opinione pubblica contraria, che preferisce di gran lunga i vendicatori alle noiose regole della democrazia e dello stato di diritto. Il colosso che gestisce i “Sette”, cioè l’élite dei supereroi, produce una montagna di soldi grazie ai diritti di film, merchandise, comparsate e bagni di folla. Un ufficio di “monitoraggio crimini” li indirizza verso i delitti più televisivi, costruisce l’immagine di ognuno e la narrazione del personaggio. In sostanza i supereroi sono eterodiretti, il loro mestiere è soltanto quello di apparire e sorridere durante le lunghe sessioni di selfie. Il giustizialismo è l’arma segreta del supereroe-leader, la macchina perfetta per aumentare l’indice di gradimento. Ricorda qualcosa?
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paneliquido · 6 years ago
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AGI - 12 settembre 2006 Una sfida contro il tempo. Quasi tutti gli osservatori hanno definito la missione monstre guidata da Romano Prodi in Cina come l'ultima possibilita' del nostro Paese di recuperare il tempo perduto in questi anni nei rapporti economici ma anche istituzionali con la nuova tigre. Da domani dunque "l'Italia va in Cina con una strategia assolutamente nuova dal punto di vista politico, economico e culturale", ha spiegato Prodi, che ha annunciato di voler fare dell'Italia la "porta d'oriente". Quasi una ossessione, quella di Prodi, che lascia trasparire il timore dell'economista e dell'ex presidente Ue: "l'Italia, dopo aver perso gia' due treni di investimenti, non puo' perdere anche questo" spiega spesso. La prima volta, l'allora candidato premier parlo' della Cina in occasione dell'ultimo congresso dei Ds a Roma. Li' conquisto' i delegati della Quercia spiegando che La Cina non era lo spauracchio delle aziende dipinto da alcuni ministri del governo Berlusconi, ma la vera occasione per l'Italia di riagganciarsi alla ripresa economica. "Il porto di Gioia Tauro per le navi cinesi e' piu' vicino di quello di Rotterdam" ripete; tutto sta a spiegarlo ai cinesi. Abituati da anni al made in Italy, soprattutto nel settore alimentare, ma un made in Italy commercializzato da statunitensi e francesi. Da dopodomani, dunque, parte la missione del governo, di Confidustria, dell'Abi e dell'Ice per la Cina. Un Paese che ha una previsione di Pil per il 2006 che sfiora l'11% e che nei prossimi anni ha fame di beni e servizi, una prateria per chi investe. Ma, ragiona Prodi, anche una fonte di investimenti per il nostro Paese. Per questo il premier ha organizzato dal 13 al 18 settembre la "piu' grande missione istituzionale e industriale del nostro Paese mai organizzata". Il Presidente del Consiglio ha spiegato che la Cina "e' un Paese amico che vogliamo sia sempre piu' amico". A sottolineare l'importanza della missione, Prodi ha spiegato che saranno presenti quattro ministri, (Bonino, Mussi, Bindi e Di Pietro), un viceministro e tre sottosegretari e 11 rappresentanti delle Regioni per un itinerario che tocchera' cinque citta. La missione avra' un importante cote' economico: saranno presenti 450 imprese, 26 associazioni industriali, 20 banche. Oltre a cio' saranno presenti delegazioni di Ice, Confindustria, Regioni e Comuni perche' si intende proporre il modello globale del Paese, quindi istituzionale, economico e culturale. Obiettivo della missione e' avviare una strategia italiana per lanciare anche "gli investimenti cinesi nel nostro Paese". Le cinque citta' toccate saranno Nanchino, "la regione che produce un quarto del Pil cinese, in cui si terra' un forum e accordi commerciali in particolare con Fiat Iveco". La seconda tappa sara' Canton, dove si terra' il forum in occasione della terza fiera della piccola e media impresa. Poi Shanghai, per la presentazione del Shanghai world expo 2010. Sara' l'occasione per la inaugurazione di un campus italo-cinese alla presenza del ministro Mussi. "In questo campo - ha spiegato Prodi - siamo molto arretrati, ci sono solo 300 borse di studio mensili per la Cina, noi dobbiamo moltiplicarle per cento". La quarta tappa sara' Tianjin, un grande porto dove si parlera' "della piattaforma del Mediterraneo per avviare investimenti incrociati" e dove e' presente un centenario quartiere italiano, retaggio di una isolata colonia fondata dall'Italia nel 1900. Infine Pechino, la capitale, dove si terranno incontri prevalentemente istituzionali. Qui Prodi incontrera' il primo ministro Wen Jabao e il presidente della Repubblica popolare Hu Jintao. Un viaggio all'insegna dei buoni rapporti, dunque, allentati pero' in questi anni. Pochi giorni fa un osservatore internazionale ricordava che in cinque anni una sola volta l'ex premier Berlusconi e' stato in Cina e che l'ultima missione italiana e' stata quella guidata dal presidente Ciampi due anni fa. Poco rispetto ai viaggi annuali degli altri premier europei. E Prodi ricorda spesso con amarezza che all'inaugurazione dell'anno italiano in Cina il rappresentante del governo per i tagli dei nastri "non era il Presidente del Consiglio ma il ministro Buttiglione.". Dunque una corsa per recuperare il gap con gli altri investitori europei, ma senza nascondere i problemi dei rapporti tra i due Paesi e le due civilta'. Si parlera' anche di diritti umani ha assicurato Prodi, ma affrontando tutto "in modo empirico e costruttivo". Senza cioe' pretendere tutto e subito ma sapendo che si parte "da una storia differenziata" con una previsione "non di una convergenza immediata ma di un cammino verso direzioni comuni". E non si nascondera' il tema del dumping e della tutela del marcio italiano, con attenzione alle regole del Wto. Ma come gadget per i buoni rapporti tra i due Paesi, la delegazione italiana portera' per una breve esposizione la coppa dei mondiali. "Ce lo hanno chiesto esplicitamente" ha spiegato Emma Bonino, ma "garantiamo che la riporteremo".
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magicnightfall · 6 years ago
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YOU BREAK MY HEART IN THE BLINK OF AN EYE (THIS IS THE LAST TIME I’LL EVER CALL YOU BABE)
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Ti svegli una mattina ed è di nuovo il 2012. Gli One Direction non si sono ancora sciolti (ma sta per arrivare il caldo: si scioglieranno, oh, se si scioglieranno), il mondo potrebbe finire, e Taylor Swift ha appena rilasciato il suo quarto album, Red, da cui è stato estratto il singolo Babe.
Cioè, più o meno.
Babe in effetti era, in origine, una canzone pensata per Red, ma alla fine non è stata inclusa nel disco, ed ha fluttuato nell’etere fino al 2018, quando è stata registrata in piena Rep Era (e anche se temi e sonorità non potrebbero essere più diversi, in fin dei conti tra Red Era e Rep Era siamo lì, basta solo capovolgere una lettera).
Ad inciderla è stato il duo country Sugarland, con Taylor che però presta la voce nei ritornelli.
Nel video, invece, si presta ad interpretare una femme fatale, una mangiauomini, probabilmente strizzando l’occhio ai suoi detrattori, quelli per cui Taylor frequenta qualcuno solo per scriverci una canzone e amenità di tal fatta.
E se reputation ci ha insegnato qualcosa, è che Taylor doesn’t give a fuck anymore. Probabilmente si è avuta una conversazione del genere:
- Oh, allora, il video lo famo così. Chi vuoi interpretare? La moglie cornuta, la girl at home, famo a capisse, o la rovina famiglie? - Ma famme fa la rovina famiglie, macchemefrega.
(Taylor Swift: Sora Lella edition)
Nei panni del cornificante marito troviamo Brandon Routh, noto ai più per aver interpretato (tall, dark and) Superman nel 2006 e attualmente è tra i protagonisti di Legends Of Tomorrow, telefilm sempre DC in cui viaggia nel tempo.
In questo caso specifico è zompato negli anni ’60.
Questo video, che ricorda quello di Wildest Dreams non solo per l’ambientazione vintage, ruota tutto su un’idea di fondo tanto semplice quanto antica: lui, lei, l’altra. E in genere, in questo tipo di storie, l’altra è sempre e solo un mero strumento narrativo, più che un personaggio in sé e per sé: né più né meno, è semplicemente un qualcosa che serve a creare una crisi tra personaggi protagonisti (lui e lei), ad alzare la posta in gioco. Può essere l’amante come può essere, non lo so, l’ossessione di uno dei due per il lavoro, che lo porta a trascurare l’altro, un problema con l’alcol o le scommesse, insomma, è qualcosa (qualsiasi cosa) la cui unica funzione è quella di creare un ostacolo che noi spettatori (o noi lettori) vorremmo che i protagonisti riescano a superare.
Questo video, invece, non è la storia di tre uomini e una gamba due persone e uno strumento, ma di tre persone e basta.
La storia non è raccontata solo attraverso gli occhi del coniuge tradito ma anche attraverso quelli dell’amante. La parte finale del video, infatti, quella che per intenderci va dal minuto 3:30 al minuto 4:00, inverte il punto di vista: sebbene la situazione sia la medesima - l’essere stati presi in giro, nonostante le rassicurazioni che “non c’è nessun altro” (“You said no one else”) - il soggetto non è più la moglie, ma l’amante.
(fondamentalmente questo video è in minima parte l’equivalente musicale dei due film di Clint Eastwood sulla battaglia di Iwo Jima - Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima - dove lo stesso evento è raccontato sia dal punto di vista degli americani, sia dal punto di vista dei giapponesi)
Ora, è vero che detta amante - qui una Taylor con chioma malpela - non va esente da responsabilità, perché ha coscientemente intrecciato una relazione con un uomo sposato, non curandosi peraltro che in ufficio lo sapessero tutti, ma alla fine anche lei è stata usata e imbrogliata, circuita da chissà quali promesse (sempre le solite, presumo: sì, sì, non preoccuparti, certo che lascerò mia moglie, guarda, appena Di Maio prenderà la laurea, sarà la prima cosa che faccio, giuro, stai pure tranzolla).
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(tranzollissima)
Peraltro il video - che pure tratta di un concetto trito (lui, lei, l’altra) - non per questo scade nello stereotipo dell’altra come diabolica accalappiatrice senza scrupoli e senz’anima, perché alla fine della fiera anche l’amante ci viene mostrata come una persona tradita, insicura (ben lontana dall’immagine che lei stessa dà in ufficio) e ferita.
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Tradita, insicura e ferita esattamente come la moglie, il cui matrimonio lei ha comunque contribuito a rovinare (ma anche se non fosse stata lei, sarebbe comunque stata un’altra, dato che c’è una metà dell’equazione che è necessariamente fedifraga).
In definitiva è il marito il vero fetente, quello che si è preso gioco di entrambe.
Ecco allora che alla luce di questo video la frase “we’re a wreck, you’re the wrecking ball” assume delle ulteriori sfumature di significato. Sfumature che non sono alternative, ma complementari. Il verso in questione lo troviamo per la prima volta nella seconda strofa, cantato sia da Jennifer Nettles che da Taylor (in sottofondo), e poi nell’ultima ripresa dopo l’ultimo ritornello (quello che segue il bridge), dove stavolta è la voce di Taylor ad essere “in superficie”.
Molto banalmente, il primo significato da attribuirvi è quello più immediato: con quella frase sia la moglie che l’amante descrivono, ognuna per proprio conto, la loro disastrosa relazione con il medesimo fetente (“We’re a wreck” - dove “we” sta per “me e te”).
Ma proprio perché è un verso collocato, guarda caso, nelle parti di canzone in cui le due voci femminili si sovrappongono, e nella prima strofa praticamente lo cantano insieme, ecco che allora che quello stesso “we” si riferisce anche alle due donne: “siamo dei rottami - io e lei, lei e io - e tu sei quello che ci ha distrutte”. E ci sta, ci sta tutta questa alleanza tra donne: alla fine lo stronzo, lo stronzo quello vero, è solo uno: lui (dopotutto, “How could you do this?”, “You really blew this”, “Your secret has its consequence and that’s on you”, “You’re the wrecking ball”, “I hate that because of you”)
Alla fine, però, ad uscirne vittoriosa è solo la moglie, che riprende in mano la sua vita e sbatte il fetente fuori di casa. A questo proposito ho trovato di particolare impatto il modo in cui hanno completamente ribaltato la situazione: prima era la moglie quella “sul pavimento”, mentre l’altra viveva spensierata la sua storia clandestina. Al termine del video, invece, le parti si sono completamene invertite: l’amante è a terra 
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mentre la moglie sorseggia un drink con l’aria di una che sta pensando “volevi fregarmi, t’ho fregato io”. Tiè.
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E questo è quanto. Mi si lasci però dire un cosa: Ray Palmer non potrebbe mai.
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giancarlonicoli · 4 years ago
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9 feb 2021 10:39
“MARINI? CHI È MARINI? IO CONOSCO MARTINI, MARINI NON SO CHI SIA…” – QUANDO PAPA WOJTYLA LIQUIDO’ "IL LUPO MARSICANO" PER DIMOSTRARE CHE IL PPI, PARTITO EREDE DELLA DC NON CONTAVA NULLA E, DI CONSEGUENZA, ANCHE IL SUO SEGRETARIO – LA DEFINIZIONE DI DONAT CATTIN (“L’UOMO CHE UCCIDE COL SILENZIATORE”), GLI ATTACCHI DI CIRIACO DE MITA, LO SGAMBETTO A PRODI (CON LA PROMESSA DEL QUIRINALE) E IL TRAPPOLONE DI D’ALEMA (“MASSIMO M’HA FREGATO). POI NEL 2013 LA CORSA ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA. ERA IL CANDIDATO DI BERSANI E BERLUSCONI MA FU SILURATO DA…
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Francesco Curridori per ilgiornale.it
Segretario della Cisl, ministro e presidente del Senato. Franco Marini verrà ricordato come il 'lupo marsicano' del sindacalismo cattolico e della Democrazia Cristiana che si rifaceva alla corrente di Carlo Donat-Cattin.
A inizio 2021 era stato ricoverato in condizioni serie per Covid, ma era stato dimesso il 27 gennaio "con completa guarigione del quadro respiratorio e discrete condizioni generali".
Franco Marini, dall'Abruzzo alla segreteria della Cisl
Franco nasce in Abruzzo, a San Pio delle Camere nel ’33, in una famiglia di umili origini che ben presto si trasferisce a Rieti dove il padre lavora come operaio tessile. La madre, una sarta, muore quando lui ha appena 11 anni. Lui è il primo di 4 figli ma la famiglia si allarga a 7 quando il padre si risposa. I soldi sono pochi e la possibilità di studiare pure ma “un giorno la professoressa di lettere delle medie si presentò a casa e disse: ‘No, questo ragazzo deve andare al liceo’. Mio padre ebbe l’intelligenza di darle retta”, racconterà, poi, Marini che finisce col laurearsi in giurisprudenza. Iscritto alla Dc sin dal 1950, lavora fin da subito dentro la Cisl e nel ’64 lavora per il suo mentore, Giulio Pastore, fondatore della Cisl e all’epoca ministro per il Mezzogiorno. L’anno successivo sposa il medico Luisa D’Orazi con cui era fidanzato da 4 anni e da cui avrà un figlio.
“L’avevo già notata quando lei era al ginnasio e io al liceo, ma era una ragazzina. Poi, qualche anno più tardi,- rivelerà - in una di quelle festicciole che si facevano in provincia, i ragazzi di qua e le ragazze di là, mi sono interessato a lei. Ero in licenza. Facevo l’alpino a Bressanone”. Marini, negli anni ’70, diventa vicesegretario del sindacato fino a prenderne la guida nel 1985.
In questi anni la Cisl assume un ruolo sempre più importante nel panorama politico-sindacale, rappresentando soprattutto la categoria del pubblico impiego. Nel corso del Congresso del 1984, l’allora segretario Ciriaco De Mita attacca duramente Marini: “Devo dirti che se continui così, caro Marini, non interesserai più nemmeno i democratici cristiani”, e subito dopo “seguono nove minuti di botte selvagge, gente che grida, gente che piange, un operatore tivù malmenato (…)”, ricorda Marco Da Milano nel suo libro Democristiani immaginari.
Gli anni'90, Marini dal sindacato alla guida del Ppi
Le linee guida seguite sono sempre quelle espresse dalla corrente della Dc più vicina al sindacalismo cattolico, chiamata Forze Nuove. Corrente fondata da Carlo Donat-Cattin che, nel ’91, la affida proprio a Marini, da lui soprannominato come “l’uomo che uccide col silenziatore” per il suo essere schivo ma spietato. In quello stesso anno il sindacalista abruzzese diventa ministro del lavoro e della previdenza sociale del VII Governo Andreotti, mentre nel ’92 viene candidato per la prima volta per le Politiche e alla Camera ottiene più di 100mila preferenze. Risultato più che discreto per un ‘debuttante’ e, così, Mino Martinazzoli, all'epoca segretario del Ppi, lo sceglie quale responsabile organizzativo del partito che, nel frattempo, viene travolto dall’inchiesta Tangentopoli. Nel 1997, invece, Marini arriva alla guida del Ppi, partito sorto dalle ceneri della Dc e collocato nel centrosinistra.
“Marini? Chi è Marini? Io conosco Martini, il cardinale di Milano, Marini non so chi sia…”, dirà in quel periodo l’allora Papa Wojtyla, a dimostrazione del fatto che il partito erede della Dc non contava nulla e, di conseguenza, anche il suo segretario. In realtà, il Ppi, contribuirà alla vittoria di Romano Prodi alle Politiche del ’96. Nel 1998 Marini è ritenuto responsabile della caduta del primo governo Prodi.
È noto che i rapporti tra l’ex segretario della Cisl e il ‘Professore’ siano sempre stati tesi e che Massimo D’Alema avesse promesso a Marini il Quirinale pur di far cadere l’esecutivo. Poi, però, Carlo Azeglio Ciampi viene preferito a Marini il quale, nel ’99, abbandona la segreteria del Ppi e viene eletto come eurodeputato. “Non sono arrabbiato con D’Alema sono furibondo. Io mi sono fidato di lui, e lui mi ha fregato”, dirà Marini del 'lìder Maximo' della sinistra italiana.
Dalla presidenza del Senato alla mancata elezione al Colle
Il Ppi sparisce con la nascita della Margherita che darà vita, insieme ai Ds, al Partito Democratico tra le cui file Marini si candiderà nel 2006 per un posto a Palazzo Madama. Una volta eletto, l’ex segretario della Cisl viene eletto Presidente del Senato, al terzo scrutinio, dopo una votazione al cardiopalma.
Con 165 voti Marini batte il senatore a vita Giulio Andreotti che poteva contare sull’appoggio del centrodestra. Dopo le dimissioni di Romano Prodi, nel 2008, il presidente Giorgio Napolitano gli affida un incarico esplorativo per verificare la possibilità che nasca un governo che modifichi la legge elettorale ma il tentativo di Marini fallisce e si torna alle urne.
Nel 2013 Marini si trova di nuovo in corsa per il ruolo di presidente della Repubblica. Bersani, poco dopo le Politiche, si accorda con Berlusconi per eleggerlo fin dal primo scrutinio. Ma qualcosa va storto. Matteo Renzi, all’epoca ancora semplice sindaco di Firenze uscito sconfitto dalle primarie per la leadership dell’anno precedente, si mette di traverso considerando Marini emblema di quella ‘kasta’ tanto vituperata.
Nel libro di Mario Giordano, Tutti a casa, uscito sempre nel 2013, si scopre che Marini e sua moglie erano proprietari di un loft di circa 300mq ai Parioli che, secondo l’Espresso, sarebbe stato pagato poco meno di un milione di euro. Marini, quindi, non riesce ad essere eletto, sebbene abbia ottenuto 521 su 672. Nei giorni precedenti il voto, a far discutere, è soprattutto una lettera di Matteo Renzi, pubblicata su Repubblica, in cui il primo cittadino di Firenze aveva ricordato che Marini era stato candidato in deroga alle regole del suo partito ma non era stato eletto e, quindi, era ingiustificabile questa sorta di “ripescaggio di lusso”.
Non solo. Renzi ricorda anche che Marini era già stato ‘trombato’ 15 anni prima e smonta persino il ‘teorema’ secondo cui occorreva eleggere un ‘presidente cattolico’. “Mi sembra invece gravissimo e strumentale il desiderio di poggiare sulla fede religiosa le ragioni di una candidatura a custode della Costituzione e rappresentante del Paese”, scrive il sindaco di Firenze. “Con la sua lettera invece è proprio Renzi che ha commesso il grave errore che mi addebita: usare la religione a fini politici.
Cosa assolutamente inaccettabile”, sarà l’immediata e piccata replica di Marini. Qualche giorno dopo, invece, dirà:“Il dramma non è nato quando io ho avuto 521 voti, ma quando Bersani, per questo ‘non governo’ del partito, ha deciso di cambiare strategia e ha chiamato Prodi dall’Africa e lui è stato bruciato”. Concluderà la sua vita pubblica come presidente del comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale.
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paoloxl · 7 years ago
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Il 16 marzo 2003 nel quartiere Ticinese, zona sud di Milano, moriva sotto i colpi delle lame fasciste Davide Cesare, da tutti conosciuto con il soprannome di “Dax“. Venerdì prossimo, 16 marzo 2018, saranno passati esattamente 15 anni da quei tragici fatti. Dax cadde vittima di un aggressione di tre neofascisti, un padre e due figli: Giorgio, Federico e Mattia Morbi. I tre volevano vendicare una scazzottata che aveva visto coinvolto Federico Morbi una settimana prima. Dalla colluttazione il camerata ne uscì con danni minimi, guaribili in pochi giorni, ma ciò lo convinse di due cose: il fatto di farsi giustizia da solo e che il suo aggressore fosse sicuramente una “zecca” del posto. I tre nostalgici del ventennio aggredirono Dax, ed altri tre suoi amici, davanti al centro sociale autogestito O.R.So. (Officina di Resistenza Sociale) situato in via Brioschi. Due degli aggrediti la pagarono cara: Alex, un amico di Davide, venne colpito da numerose coltellate nelle parti vitali e dovette subire una complicata operazione chirurgica che durò tutta la notte; per Dax, invece, non ci fu nulla da fare ed arrivò all’ospedale San Paolo già cadavere. Nel frattempo i compagni, cui era giunta notizia dell’aggressione, si recarono numerosi presso la struttura ospedaliera milanese per accettarsi delle condizioni di salute dei loro amici. Una volta giunti sul posto, però, subirono ripetute cariche,da parte dei poliziotti presenti sul posto, nell’atrio dell’ospedale. Nessuno seppe mai giustificare il perchè di una decisione così violenta.Durante i disordini, come fatto venire a galla durante il processo che ne seguì, furono usate, da parte dei poliziotti, delle mazze da baseball per disperdere gli antifascisti. Per questi motivi i celerini vennero denunciati e le normali funzioni ospedaliere del San Paolo sospese per l’intera notte. Molti degli appartenenti alle forze dell’ordine che subirono un processo vennero scagionati o condannati a pene irrisorie: tali sentenze furono confermate dalla Corte di Cassazione nel 2009. Due compagni di Dax, invece, sono stati condannati ad una pena di un anno e otto mesi per ciò che avvenne all’ospedale San Paolo. Lo stesso spazio sociale davanti a cui è avvenuta l’aggressione è stato sgomberato nell’ottobre 2006. In questi anni Dax è stato ricordato da molti: tramite canzoni scritte per lui, ma anche attraverso opere di street art in varie città, non solo italiane. La stessa madre del giovane, Rosa Piro, non ha mai smesso di portare avanti la memoria del figlio in vari modi. Ad esempio è entrata in contatto con Stefania Zuccari, la madre di Renato Biagetti: un altro giovane ucciso dalle lame fasciste nell’estate del 2006, per testimoniare la storia di Dax all’interno del comitato di “Madri per Roma Città Aperta“. Alcuni giorni fa abbiamo avuto il piacere di intervistare la stessa signora Rosa per farci raccontare che persona era Dax. 1) Il prossimo 16 marzo saranno 15 anni dall’omicidio di suo figlio Davide. Come vive questo periodo signora Rosa? “A marzo arriva la primavere rinizia la vita nelle piante,le giornate si fanno più lunghe ed il sole inizia a scaldarci un pò.  Come lo vivo? Io vivo, e credo lo viviamo, unendomi a chi ha amato mio figlio, come un periodo che purtroppo arriva e mi ricorda ancora di più quello che ogni mattino è il primo pensiero: Davide non c’è più. Poi vedo la mia famiglia, i miei figli, mio marito, i miei nipoti, gli amici che in tutta Italia, e non solo, mi hanno fatto sentire la vicinanza e la solidarietà. Il periodo si affronta a testa alta con un peso sul cuore ma con la convinzione che bisogna affrontarlo con la massima determinazione per far sì che ciò che è successo a Davide non succeda più a nessun altro“. 2) Che persona era Dax? Quale era una sua qualità che ricorda in particolare? “Davide era un ragazzo con uno splendido sorriso, con una voglia incredibile di mettere la sua vita a disposizione delle lotte che gli riempivano il cuore. Credo che questo lo capivano in tanti vedendo quante persone, dopo il 16 marzo, ci hanno voluto bene“. 3) Quei neofascisti che le hanno ammazzato il figlio, in questi ultimi tempi di campagna elettorale, sono tornati prepotentemente alla ribalta a suon di coltellate e di aggressioni agli antifascisti. Pensa che sia cambiato qualcosa tra i camerati che ammazzarono Dax e quelli del giorno d’oggi? “Dal 2003 ad oggi ci sono stati altri morti: Renato a Roma, Abba a Milano, Niccolò a Verona e mi fermo qui perchè l’elenco sarebbe lungo ma soprattutto, purtroppo, incompleto perchè oramai si muore di fascismo nei posti di lavoro tra precarietà, sfruttamento e ricatti, nelle strade e soprattutto tali aggressioni iniziano ad avvenire anche nelle scuole: un luogo dal quale dovrebbe iniziare la formazione per il futuro dei nostri ragazzi. Si muore anche di polizia perchè è un’altra faccia del fascismo di stato. No, non è mai cambiato nulla, anzi, si è radicata la violenza nei linguaggi di certi esponenti politici che sono i mandanti morali di tali aggressioni. La loro coscienza è sporca e dovrebbero riflettere perchè ogni parola ha un suo peso. Non ultima la tentata strage di Macerata e l’omicidio di Firenze. Ti viene dello sgomento, ma l’importante è definirli camerati e fascisti e non pazzi come qualcuno prova a dipingerli“. 4) Le istituzioni politiche nazionali attuali, basti pensare a Marco Minniti e ad Attilio Fontana, portano avanti inquietanti argomenti che richiamano molto gli ideali del Ventennio. La cosa la preoccupa? “Preoccupata? Quando sei un partito che si definisce di sinistra e dai risposte a problemi con atti dichiaratamente di destra ottieni quello che ottieni. Chi è Minniti?Chi arriverà dopo di lui sarà peggio e credo che sia un riflessione che il PD deve fare sentendosi responsabile del futuro che ci aspetta“. 5) In un primo momento anche l’omicidio di Dax, come quello di Renato Biagetti, venne descritto non come un fatto politico ma come una bravata di alcuni ragazzi. Un suo commento al riguardo? “Come tutte le aggressioni fasciste degli ultimi anni mi viene da dire che solo il lavoro dei compagni a ridosso degli avvenimenti ha smascherato tutto. Ovviamente con un prezzo dato che tanti di loro hanno le vite rovinate da procedimenti penali ed amministrativi. Ma noi abbiamo l’arma della solidarietà e la usiamo“. 6) Le istituzioni locali, in questi 15 anni, le hanno mai offerto un qualche tipo di supporto? ” 15 anni fa le istituzioni locali, nel giorno dei funerali, hanno proclamato il lutto cittadino ed hanno sostenuto tutte le spese, ma allora c’era una giunta di sinistra. Rifondazione Comunista mi ha dato un supporto legale. I compagni di tutta Italia, e di altre parti d’Europa, hanno avviato una campagna di solidarietà a favore di Jessica per aiutarla a completare gli studi. Naturalmente il mio grazie va a tutti“. 7) Ogni 16 marzo migliaia di persone, in tutta Italia, ricordano suo figlio. La cosa la sorprende? Si aspettava questa forte solidarietà? ” La frase “Dax vive nella lotta” non so se me la aspettavo perchè non credo che una mamma imposti la sua vita pensando che possa succedere un fatto simile. Ti senti investita, ed anche se la perdita di un figlio crea un buco incolmabile, tale solidarietà, forse, ti dà una forza particolare in certi momenti difficili“. 8) Riuscirà mai a perdonare gli assassini di suo figlio? ” Il perdono è un sentimento molto difficile da esprimere. Nessuno mi ha chiesto il perdono da quella famiglia. Oltre a non perdonare, quindi, non dimentichiamo l’accaduto evitando di perdere il pensiero in tale sentimento. Preferisco unirmi ad altre mamme e papà che hanno vissuto il nostro dolore ed insieme ci prendiamo la responsabilità di lottare contro il fascismo sempre un passo avanti. Come faceva mio figlio“. In chiusura del pezzo ricordiamo che venerdì 16 marzo 2018 i compagni e le compagne di Dax hanno organizzato un corteo che sfilerà per le strade del capoluogo lombardo per commemorare questo giovane antifascista meneghino a 15 anni dalla scomparsa e per ricordare i fatti di quella che viene descritta come “la notte nera di Milano“. Il corteo ricorderà anche la figura di Rachel Corrie: ragazza americana di 23 anni morta nella città palestinese di Rafah, nelle stesse ore in cui spirava Dax, dopo essere stata travolta da un tank israeliano mentre stava lottando contro lo sgombero abitativo di alcuni palestinesi. L’intento, quest’anno, è di ricordarla e di attraversare i confini per condividere storie di donne. I volti di Dax e Rachel si affiancano a quelli di altre donne che nel mondo hanno lottato contro fascismo, patriarcato e capitalismo. Il concentramento del corteo è per le ore 19 a via Brioschi 32. La partenza fissata intorno alle 20:30. Roberto Consiglio da OltreMedia
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thesenseofgoodthings · 7 years ago
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+++RIASSUNTO PER IL VOTO+++ per chi ha poca memoria o per chi era troppo giovane o per chi "stava facendo altro" (3' di lettura, facciamo 5' che tanto non se lo inculerà nessuno) 1) Berlusconi venne condannato per frode fiscale ed interdetto dai pubblici uffici per 5 anni prima nel 2012 e confermata la sentenza dalla Cassazione nel 2013; Dopo qualche mese Nello stesso anno lo fecero decadere da senatore a vita e con la legge Serverino entrata in vigore a Gennaio 2013 fu dichiarato interdetto dai pubblici uffici per sei anni dalla stessa decadenza, dunque, più 6 fanno fino al 2019. Ma, virgola, la legge Severino non sarebbe retroattiva e allora dovrebbero rimanere 5 gli anni dalla sentenza, dunque fino all'8 Marzo 2018, che comunque il 5 marzo il giorno dopo le elezioni per 3 giorni non saranno trascorsi nemmeno quei 5 anni, ma Berlusconi, se vincesse, potrebbe o fregarsene e fare come cazzo gli pare, come sta facendo finora, mettendo Salvini ministro degli interni e Meloni a fare Apicella con la chitarra, o farle fare la ministra di qualcosa a sua scelta, oppure Berlu potrebbe scegliere di mettersi saggiamente da parte, fare furbamente il burattinaio e metterne uno dei due Premier o qualcun altro da lui designato; 2) Emma Bonino: ah Emma, per chi non si ricorda Emma è stata in parlamento europeo dal '95 al '99 con Forza Italia (Abberlusconi), ministra dal 2006 con il governo Prodi (Margherita, attuale PD), ministra all'occorrenza con il governo Letta, ed ora sta facendo la Calcutta, Madre Teresa di (questa la capiranno in pochi) perché tutti si ricordano solo che ha avuto il cancro; 3) Salvini, la Lega, la Meloni e CasaBau sono tutti anti-costituzionali ed illegali e andrebbero condannati rispettivamente grazie alla legge Mancino n. 205 del 25 Giugno 1993 (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Legge_Mancino) ed i partiti citati andrebbero fatti decadere e bandire come tali per la legge Scelba n. 605 del 20 Giugno 1952 (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Legge_Scelba) per i REATI commessi. 4) Il Pd non è mai stata sinistra, dai ragazzi. Mi ricordo ancora tutti quelli di 30-35 anni di simil sinistra e non che siccome Renzi era giovane volevano farlo diventare subito Premier dai tempi di Firenze sindaco, che bella l'immedesimazione dei giovani. Allora se era giovane dovevamo mettere al ministero della difesa Paolo Maldini ed era tutto risolto. Adesso se vedete un comizio di Renzi o uno dei ritrovi del Pd o di quelli di Pietro Grasso, vi consiglio di entrarci davvero, la maggior parte sono tutti over 60, giuro, qualche ingenuo ragazzetto che fa il comunista con il Capitale di papà, perché sono tutti ancora legati a Marx; che uomo gentile Karl, tanto gentile tanto ingenuo, il quale non aveva capito che gli uomini non sono onesti e non mettono il famoso "capitale" a disposizione di tutti, specialmente se sono una cazzo di azienda che fa le lavatrici e che improvvisamente se ne va dai polacchi che costano di meno. Voglio dire che cazzo ne sai tu Karl che nemmeno c'erano le lavatrici ai tuoi tempi ecco, PD! P.s. Che sta per Porco io, la D è muta. 5) Ah c'è questo partito nuovo che si chiama potere al popolo, quello di Adinolfi sulla famiglia ve lo risparmio; Ah dicevo di questo "Potere al popolo" sembra un braccio del "Popolo viola", ve lo ricordate? Solo un po' più napoletani, con tutto il rispetto per Napoli, sia chiaro. Insomma, c'è questa ragazza napoletana che lo rappresenta che sembra una appena uscita da una manifestazione, anzi da un'occupazione scolastica vi ricordate quando le facevamo ed alla fine c'era il rappresentante d'Istituto che vi parlava di diritti, di comunismo, di Che Guevara, con la maglietta dei Nirvana perché quella di Che Guevara la madre l'aveva messa a lavare? Ma poi se ne usciva uno e le diceva dalla mischia "Oh ma noi vogliamo solo le macchinette per le cioccolate!" e alla fine la cretina non sapeva nemmeno come chiederle al preside, ecco mi ricorda una di quelle dal femminismo che è solo un maschilismo femminista o un femminismo maschilista; una di quelle che vuole fare la rivoluzione con le converse diventando, a sua volta, un prodotto senza una vera identità originale e figlia di una generazione che a citazioni spacca il culo a tutti ma il libro non l'ha mai letto, dunque il significato vero, quello profondo di quelle stesse citazioni non lo capisce. 6) I cinque Stelle stanno più o meno là con le citazioni anzi il partito è fondato da un comico che era pieno di citazioni di comici americani spacciandole per sue ed il partito ha la citazione "Ed uscimmo a riveder le stelle" che Dante sarà svenuto di nuovo. Vabbè però sono opinioni andiamo ai fatti: Di Maio è già andato al colle da Mattarella a consegnare i componenti del suo governo futuro se vincerà. Come a dire "Io sono già pronto" o il più azzeccato "Me la sento calla". Io sono sempre stato preoccupato dal fanatismo della democrazia dei Cinque Stelle e più di tutto dal loro elettorato pieno di rabbia partorito dal Vaffa di un comico degli anni '80. Che cazzo, volevo dirti che "Oh è rimasto tutto degli anni '80" LucaCarbó . Questo elettorato è così variegato ma unito dalla comune della rabbia, io lo capisco sono 30 anni di paese martoriato che fa paura, perché mi fanno paura anche qui le presenze di eterni fascismi italici, c'è l'ignoranza, c'è del razzismo, c'è il complottismo preso da YouTube, ci sono le scie chimiche prendendo un volo RyanAir, gli anti-Vax vaccinati, persone che credono di sapere tutto per aver visto un video, per aver letto Wikipedia o per aver letto due notizie di Fakenews24 senza sapere fino a ieri cosa significasse fake, gente che voteranno solo perché hanno sempre votato altro e vogliono vedere che succede, tutta gente che li voterà perché sì, i Cinque Stelle sono il meno peggio, lo ammetto, ammettiamolo. Però che brutto che è solo a dirlo "Il meno peggio". E qui c'è il punto più importante: ho sempre votato alla ricerca del meno peggio, abbiamo tutti sempre votato da quando siamo nati il meno peggio, magari ci sembrava di votare il migliore, ma no. Dai diciamocelo «Abbiamo tutti sempre votato il meno peggio di qualcosa»: il meno ladro, il meno pervertito, il meno bugiardo dal linguaggio del corpo, il meno furbo, il meno ignorante, il meno parente di, ecc... Non abbiamo realmente mai votato per quello che ci sembrava "il più" ma per "il meno", non per il positivo ma per il meno negativo e no, non è la stessa cosa sia matematicamente che moralmente e la matematica si sa, non è un opinione e chi dice il contrario, dice una cazzata, così come chi dice che parlare di fascismo adesso sia EEEEsagerato. Abbiamo sempre scelto nella mediocrità, per me anche la mediocrità è Fascismo anzi è nella mediocrità che si è sempre radicato. Queste elezioni sono la mediocrità e lo sapete qual è la cosa più bella? Che non vincerà nessuno. Il 5 marzo ci sveglieremo nuovamente senza un governo in grado di avere i numeri e non solo, sopratutto vi accorgerete di quanti coglioni che io personalmente chiamo dei grandissimi pezzi di merda hanno votato Salvini e non ve lo diranno, nessuno avrà votato quel giorno. Italia. [smorfia] Siamo il più grande esperimento sociale mai realizzato nella storia e non ce ne eravamo accorti. Siamo il paese più anarchico del mondo. Il 28 febbraio 2013, 5 anni fa Rarzinger si dimetteva e dopo le dimissioni di Berlusconi con il lancio di monetine eravamo un paese contemporaneamente senza governo, senza il capo della polizia e senza il Papa, quel giorno eravamo il paese più punk del mondo che nemmeno i Clash se lo sognavano. Altro che Brexit. Sono anni ormai che non sappiamo darci un vero governo dalle elezioni e poi nominato in qualsiasi maniera perché la maggior parte di questi governi sarebbero autodistruttivi all'istante. Questo paese ci ha fatto fare tante risate ed io volevo raccoglierle tutte insieme; all'inizio del posto scrivendo volevo scrivere per far ridere ma adesso non ci riesco. Ero uno di quelli che pensava che votare servisse davvero, che fosse come ti dicono quelli bravi "L'unica arma di un cittadino", pensavo che accanto all'istruzione era vero che fosse un'arma intellettuale per combattere l'ignoranza e proteggere la democrazia; ora invece penso che sia molto moralistico pensare che il non voto non sia una vera scelta. Delle volte il semplice fare delle cose con costanza nel proprio piccolo che migliorano il mondo che abbiamo attorno supera di gran lunga quella X del voto e lo sostituisce. Abbraccio tutti quelli sempre più lontani dall'idea pura di politica, abbraccio tutti quelli che il non voto sarà assicurarsi la propria onestà intellettuale, abbraccio tutti quelli che soffriranno come me nel non poter votare perché veramente si sentono rappresentati da qualcuno perché è un mondo furbo, forse troppo. Il 5 perderanno tutti, non avranno i numeri, lo dicono già tutti i sondaggi ed il sistema elettorale è pessimo, ma vinceranno tutti di nuovo perché non ha perso nessuno e magari faranno pure un governo tutti assieme o dovranno fare un nuovo disegno elettorale da votare per rivoltare. Il 5 marzo saranno tutti sul carro dei vincitori, lo riconoscerete perché sarà parcheggiato in seconda fila, mentre voi, dopo aver preso il caffè al bar, con la vostra macchina non potrete uscire.
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